Quel 27 febbraio…

Era sabato ed erano finiti gli Esercizi Spirituali della Curia, tempo di assenza dei Superiori e quindi solitamente di distensione per gli Officiali della Segreteria di Stato. Con i “motori accesi” ci preparavamo quindi a rientrare nei soliti intensi ritmi…
Puntualmente, verso le 10, giunse la telefonata con la quale il Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, mi convocava nel suo ufficio. Pensavo al lavoro che mi avrebbe assegnato…

Trovai Sua Eminenza molto disteso e lui,  solitamente molto essenziale e operativo nei nostri incontri di lavoro, interessato a me, ai miei studi pregressi, al lavoro pastorale che svolgevo a Frasso, a quello svolto in Vicariato…
Poi aggiunse: il Papa ti vuole nominare Vescovo di Alife-Caiazzo, una diocesi “a dimensione d’uomo”, vicina al tuo paese di origine, aggiungendo altri particolari e, invitandomi infine  – se avessi acconsentito – a portargli la lettera di accettazione il lunedì seguente.

Rimasi frastornato e non seppi dire altro che: “Ringrazio… Se vi fidate di me…”. Uscii dall’ufficio del Cardinale e passai nella Cappella dell’appartamento del Segretario di Stato, dove un bellissimo affresco ricorda il “Si” di Maria: avevo bisogno di confrontarmi con il Signore ed invocare lo Spirito Santo.

Poi, mentre percorrevo la prima Loggia per tornare nel mio ufficio,  mi venivano in mente l’unica volta che ero stato nella Curia di Piedimonte per l’ispezione all’Istituto di Scienze Religiose, il cordiale incontro con S. E. Mons. Angelo Campagna, le mie Visite a Santa Maria Occorrevole, dove risiedeva P. Angelo Calvano, mio compaesano e compagno delle elementari, d. Domenico La Cerra, conosciuto nei diversi Convegni catechistici nazionali, e d. Alfonso Caso, mio antico compagno al Seminario Romano…  Questa prima ricognizione mi incoraggiò.

Soprattutto, passato il primo momento di smarrimento, sentii la gioia di tornare tra la gente nella pastorale diretta, e di realizzare il desiderio che mi aveva accompagnato negli ultimi anni di servizio in Segreteria di Stato, dove, pur lavorando con impegno e con gratitudine per l’opportunità unica di collaborare al Ministero del Santo Padre, sentivo che mancava qualcosa: i volti e le storie di tante persone da aiutare ad entrare nelle possibilità di umanità vera offerte dal Vangelo. Sì, mi mancava la gente da incontrare, da formare, da appassionare allo stile di vita di Gesù…, come per tanti anni avevo fatto nella parrocchia romana di San Luca al Prenestino.

In seguito ho capito e sperimentato la fatica di fare il vescovo, ma in quel momento il pensiero  di potermi dedicare ad una vita pastorale piena, fece cadere tutte le paure, che avevo indirettamente rivelato con la commozione che mi prese, quando domenica 28 tornai a Frasso per celebrare la Messa nella Chiesa di Campanile…
Scrissi al Papa e accettai.
Feci un po’ di fatica a non lasciarmi scappare la notizia che mi era stata data in segreto e che i vari gossip e “totovescovo” locali e le battute dei miei colleghi ogni tanto mi sollecitavano a confermare…

Ma il 6 marzo 2010 arrivò come una liberazione e, con la pubblicazione sull’Osservatore Romano, la cosa divenne ufficiale.

+ don Valentino

 

Commenti

  1. Marianna

    E intanto due Giovani redattrici lavoravano come apine nella diocesi che ti aspettava. Ti incontrammo uns sera, per caso, in seminario e capimmo subito che Tu eri il “nostro Pastore”.
    Lode a Dio! E la Madonna ti custodisca sempre Vescovo Valentino!

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