Oggi alla nostra Chiesa il Signore chiede: ci stai? Vuoi continuare a lavorare per costruire con me il Regno?

14 novembre 2010, Chiesa Cattedrale Alife
Mandato agli operatori pastorali

1.Oggi la parola di Dio ci parla di noi, di quella mistica realtà che è la chiesa e della quale la nostra cattedrale è il simbolo.

Ci dice che siamo edificio di Dio, che ha per fondamento Gesù Cristo, un tempio santo che Dio ama e protegge.

Ci fa intravedere, altresì, come una realtà così straordinaria possa essere stravolta e umiliata dagli uomini e trasformata da luogo dove Dio abita in mercato, dove al posto di Dio, dominano idoli e interessi meschini.

E ci invita a guardare alla posta in gioco e alle immense opportunità che Dio ci offre rendendoci suo tempio spirituale, al quale egli lega le speranze del mondo: lo sgorgare di possibilità di grazia, da cui dipende il destino dell’umanità.

2. Noi chiesa, non siamo un partito, una società che cerca di sopravvivere e che cura i propri interessi. Noi siamo al servizio di un grande progetto che Dio ha pensato per l’umanità: quel Regno di Dio che, realizzato in Gesù Cristo, chiede di conquistare il mondo, perché questo diventi luogo di umanità buona, di pace, di speranza, di rapporti fraterni, di riconciliazione e di speranza.

Nella persona di Gesù, in quel suo triplice munus di sacerdote re e profeta,  noi scopriamo anche le vie per servire il progetto del Regno e per esserne “annuncio e prima realizzazione” (LG 5).

Come possiamo servire l’avvento della umanità buona che ci propone Gesù?
Vivendo da fratelli, una comunione non teorica, ma concreta e feriale.
Annunciando le prospettive di Dio contenute nella sua parola.
Celebrando nella santa liturgia il mistero del Regno che viene.
Vivendo il valore del servizio come prospettiva alta  e primaria della vita!

3. Oggi alla nostra Chiesa il Signore chiede: ci stai? Vuoi continuare a lavorare per costruire con me il Regno? Vuoi incarnare il mio amore per gli uomini, vuoi appassionarti a costruire la civiltà dell’amore? Vuoi lasciare le ricorrenti tentazioni di banalizzare il mio progetto e ripresentarne il volto autentico?

Per realizzare tutto ciò, il Signore non ci chiede gesti clamorosi. Ci chiede di essere “eroi senza gloria, senza medaglie e senza pubblicità”, radici buone che, nascoste nella terra,  fanno crescere la vita nuova senza fare rumore. Cuori materni che non attendono ricompensa e che sono felici che, grazie ai loro sforzi ed ai loro sacrifici, si realizzi nel mondo il progetto di Dio.

Ci chiede di rendere corrispondenti alle prospettive del regno le nostre comunità, ad avere coraggio di trasformarle da massa in popolo di Dio, da gregge indistinto, pigro e restio a pensare e ad assumersi responsabilità, in popolo strutturato e proiettato verso obiettivi alti, formato da persone responsabili e consapevoli di essere al servizio del progetto del regno, capaci di prendere il proprio posto nella Chiesa.

4. In questo primo anno non ho voluto celebrare eventi, né imporre progetti pastorali dall’alto, ma chiedo a tutti un impegno speciale per “riqualificare l’esistente”, cioè per accogliere nella concretezza delle nostre realtà ecclesiali alcune delle grandi direttive del Concilio e del Magistero della Chiesa, senza le quali rischiamo di girare a vuoto e di renderci inadeguati ad annunciare il Vangelo nella società di oggi.

Chiedo, pertanto,  ad ogni parrocchia che, superando lo schema del parroco factotum e padrone, si dia – entro l’anno 2010-2011 – gli organismi di partecipazione (consiglio pastorale; consiglio degli affari economici) e operatori pastorali adeguati (catechisti, ministri dell’altare e operatori caritas).

Una parrocchia che manchi di tali strutture, facilmente diventa una massa amorfa alla mercé di qualcuno, dove la fede vive di rendita e diventa sempre più tradizione senza vita –  e non popolo di Dio strutturato nel quale, in comunione con la Chiesa locale e universale, si legge la realtà, la si valuta con amore materno e si formulano progetti pastorali. Una parrocchia, senza la corresponsabilità dei laici, facilmente  tradisce la sua vocazione di “annuncio e prima realizzazione del regno” su un territorio concreto e può assumere uno stile stanco e rassegnato e  – Dio non voglia!- quella blasfema dimensione di mercato, che fa ribellare Gesù.

Per raggiungere questo obiettivo, chiedo la disponibilità e il particolare impegno dei presbiteri, primi collaboratori del Vescovo e insostituibili animatori della comunità cristiana. Conosco le difficoltà quotidiane e la fatica del loro ministero, ma con le parole del Signore dico a ciascuno: Non aver paura, prendi ancora il largo! Anche se la notte talora appare dura e infruttuosa e ha generato qualche stanchezza, non abbandonarti alla sfiducia, scommetti ancora sulla parola del Signore che ti ha voluto suo ministro, icona della sua tenerezza per i fratelli e fa cantare il tuo cuore! Il tuo rompere gli eventuali ormeggi della pigrizia e della sfiducia, ti aiuterà a vivere una fedeltà nuova a Lui, una rinnovata gioia di donarti e di servirlo senza calcoli e senza timori, e a rendere sempre più bello e festoso lo speciale tempio di Dio che sei chiamato ad essere.

In questa occasione, desidero, tuttavia,  ringraziare i presbiteri e le comunità della nostra diocesi, che da tempo stanno realizzando un tale progetto di parrocchia tutta ministeriale ed a contagiare con il loro impegno convinto quanti ancora indugiano ad attuare i passi necessari per realizzare e far funzionare realmente tutti gli organismi di partecipazione ed i servizi pastorali  fondamentali (Catechesi, liturgia, caritas) della parrocchia.

5. Oggi la presenza in cattedrale di catechisti, di accoliti, lettori e ministri straordinari della comunione e di operatori della caritas, convenuti per rinnovare al vescovo la propria disponibilità ad assumersi responsabilità nella comunità cristiana ed a servire il Regno di Dio: rappresenta per tutti un segno incoraggiante e ci fa dire che la grazia di Dio già opera abbondantemente nella nostra Diocesi. A loro chiedo di non fermarsi mai quando si tratta di servire il Signore, di non essere pigri nell’aggiornarsi (corsi diocesani per catechisti, operatori della liturgia e della caritas), di aver la preoccupazione di vivere intensamente il loro rapporto con Cristo e i fratelli, prima di annunciare e di fare; di mettersi nella preghiera continuamente alla scuola del Maestro; di incontrare costantemente il Signore nella liturgia e nella preghiera personale. La loro, non è una collaborazione professionale asettica e distaccata, ma richiede un forte coinvolgimento personale: soltanto se si impegneranno ad essere testimonianza viva di ciò che annunciano o che propongono, potranno sperare di rendere un servizio autentico ed efficace al Vangelo

6. Ma oggi la nostra Chiesa vive un altro grande momento di gioia: due giovani della nostra Diocesi, proclamano ufficialmente davanti al Vescovo ed alla loro Chiesa Madre il desiderio e il proposito di seguire Gesù sulla via del Sacerdozio ministeriale e di rendere la loro vita un servizio totale – senza se e senza ma – al Regno di Dio. Cari Antonio e Vittorio, insieme con Arnaldo che il prossimo 7 dicembre avrò la gioia di ordinare diacono, voi rappresentate la giovinezza della nostra Madre Chiesa alifano-caiatina, capace di generare ancora nuovi figli per il servizio del Regno. Tali eventi che interrompono un periodo di sterilità di circa 7 anni, ci riempiono il cuore di commozione e di gioia, perché attraverso voi il Signore ci dice ancora che ci vuole bene. I vostri superiori del Seminario mi hanno detto che state vivendo con impegno la vostra preparazione al sacerdozio ed io stesso in questi primi mesi ho potuto sperimentare il vostro amore alla Chiesa e il vostro entusiasmo impaziente di donarvi a Cristo sommo ed eterno sacerdote, povero casto e obbediente, per essere sue icone viventi tra gli uomini, oggetto del suo amore. La nostra Chiesa oggi gioisce con voi, vi accoglie tra i candidati al sacerdozio e vi promette una preghiera costante e corale perché in voi Dio  possa compiere pienamente la sua opera, configurandovi pienamente a Gesù sommo ed eterno sacerdote.

7. In questa occasione, vorrei invitare tutti ad avviare una preghiera ed un impegno incessante per le vocazioni sacerdotali e religiose. Nei prossimi giorni sarà avviato in diocesi il servizio di pastorale vocazionale, che sarà affidato ad un sacerdote diocesano, coadiuvato da alcuni seminaristi. Ma tale impegno deve essere fatto proprio da tutti noi: ogni comunità deve pregare perché dal suo seno nascano nuovi sacerdoti. Ce ne sono alcune che questa gioia l’hanno vissuta recentemente e la stanno vivendo. Altre, da troppo tempo non danno sacerdoti alla chiesa. Eppure sono certo che il Signore chiama ancora in ogni parrocchia della nostra Diocesi! Chiedo a tutti di pregare e di incoraggiare e soprattutto chiedo ai miei sacerdoti di vivere intensamente e gioiosamente la propria vocazione per essere testimoni viventi delle meraviglie di grazia e di umanità che Gesù compie in coloro che lo seguono sulla via del sacerdozio.

8. Si apre davanti a noi un anno ricco di impegni e di conversione alla parola del Signore.

Si tratta di imprese umanamente ardue, ma siamo consapevoli di non contare soltanto sulle nostre forze e di iniziare il cammino nel nome del Signore.

Maria, la madre di Gesù, ci sostenga con la sua preghiera e ci aiuti a riporre ogni giorno la nostra fiducia nel Signore. Fiducia mea est in te! Accompagnati dalla madre tua, ci affidiamo a te Signore Gesù: sappiamo che il tuo amore è un fiume capace di travolgere i nostri limiti e i nostri peccati e di renderci idonei a collaborare alla costruzione del tuo Regno nella nostra Terra. Amen

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