La preghiera del cristiano in tempo di Covid

In questo periodo di pandemia, si sentono continui inviti alla preghiera.
Ma cosa dobbiamo chiedere  a Dio? Spesso lo imploriamo di far cessare il Covid, ma forse dovremmo chiederci cosa c’entra il Signore con questo flagello, per non rendere la preghiera una quasi bestemmia.

Tale sarebbe infatti il nostro rivolgerci a Dio, se fossimo convinti che la pandemia è un suo terribile castigo per punire i nostri peccati e che la preghiera servirebbe a impietosirlo e a fargli cambiare idea.
Gesù, invece, ci rivela che il Padre buono e misericordioso, per i suoi figli non vuole mai il male, che sa frutto di scelte sbagliate con cui gli uomini fanno male a sé stessi, e non sfoga la sua ira verso i peccatori creando loro volontariamente sofferenze e disagi immensi. In questi frangenti terribili, da lui non voluti, condivide il dolore e le speranze di chi è  ferito e atterrito dalla pandemia.
Ma allora, perché pregare? Cosa chiedere a Dio, se è già dalla nostra parte?

Il discepolo di Gesù, conoscendo la passione di Dio per le sorti dell’uomo, gli domanda di convertire quanti sono causa della pandemia o della sua diffusone con le loro scelte irresponsabili e superficiali; di aiutare a guarire i cuori malati di egoismo che, illudendosi di salvarsi da soli, non si rendono conto che stiamo tutti nella stessa barca; di renderci più prudenti, responsabili e meno superficiali di fronte alle scelte per fermare il virus; di sostenere i politici, gli scienziati e i ricercatori perché trovino i rimedi necessari per debellare la malattia; di dare forza e coraggio ai medici e agli infermieri perché siano vicini ai malati con amore e competenza; di consolare quanti muoiono da soli e di accogliere i morti nella gioia del Paradiso.

Oltre che a comprendere questa terribile vicenda come conseguenza del peccato e dell’egoismo di tanti, la preghiera del credente chiede a Dio anche di aiutarlo a leggerla come occasione preziosa per cambiare il cuore e fare scelte capaci di costruire un mondo più giusto e più fraterno, visto che la pandemia ha rivelato l’orrore che può subire una umanità che esce dalla logica del suo amore.

Fuori di questa logica, la preghiera può alimentare l’idea che Dio si sostituisca all’uomo nel gestire la vicenda umana e lo punisca severamente, quando gli disobbedisce (com’è terribile e blasfemo di fronte ad eventi tragici – la morte di una persona giovane o di un bambino …-, sentir dire: “E’ volontà di Dio!”).

La fede cristiana, invece, ci rivela che Dio è un padre che vuole sempre il bene dei suoi figli e li tratta da adulti responsabili, e che il male entra nel mondo soltanto a causa delle scelte negative (palesi o nascoste) dell’uomo. Pertanto, pregare non è delegare a Dio la soluzione di problemi che richiedono soltanto il nostro impegno responsabile (è ridicolo chiedere a Dio di essere promosso, se non si studia; o di guarire da una malattia se si continua ad alimentarne le cause), ma migliorare noi stessi, aderendo alla volontà buona di Dio, rivelata dal Vangelo.

Cioè la preghiera non serve a far cambiare idee (sbagliate) a Dio, ma a chiedergli di aiutarci a cambiare in meglio noi stessi per collaborare a realizzare i suoi sogni per gli uomini che egli ama.

+ don Valentino

 

 

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