Profeti di sventura o fermento del mondo?

Fin da ragazzo ho notato l’atteggiamento di alcune persone che di fronte ad ogni cambiamento o ad ogni nuovo fenomeno che emergeva nella società reagivano negativamente annunciando sciagure e terrorizzando la gente.  Anche tra i cattolici.
Ricordo alcuni incontri del Clero cui partecipavo da giovane prete in cui veniva presentata con toni apocalittici ogni novità in ambito religioso, sociale o scolastico.
All’avvio del Concilio ecumenico Vaticano II penso che Papa Giovanni XXIII si sia trovato di fronte alle stesse previsioni catastrofiche  di quelli che Egli definì “i profeti di sventura”. Sempre la stessa “profezia: “Vedrete cosa succederà” e lo stesso grido di allarme: “Dove andremo a finire?”. Quasi mai un pensiero su Dio che guida la storia o una lettura dei “segni dei tempi”, che ti fanno vedere i progetti di Dio nelle novità della storia, mai una parola rassicurante che relativizza le paure e alimenta la speranza. O nessuna memoria di quello che i cristiani hanno fatto sempre: trasformare fenomeni socio religiosi pagani o laici innestandovi un’anima cristiana:  non è successo così con la festa del Natale, con il culto dei morti e recentemente con la festa di San Giuseppe Lavoratore?

Di fronte alla storia, il credente non reagisce con la paura, ma con la fede, la speranza e la carità, convinto che non deve difendere i “Diritti di Dio”, ma adeguarsi alla sua Volontà, che è piena di sorprese e va ricercata nella Parola e tra le pieghe della vita. Invece  certi credenti sono pieni di paure e danno l’impressione che l’affermazione del Regno di Dio dipenda da loro. Dalla stessa matrice mi sembra di veder sgorgare ogni anno l’approccio alla “festa di Hallowen”, che cattoliconi benpensanti continuano a presentare come il grimaldello del satanismo e il cavallo di Troia della tradizione cattolica, opponendovi un’artificiale esaltazione dei Santi e argomentando con dotte dissertazioni storiche su usi celtici e sulla degenerazione dei medesimi in ambito statunitense. Ma penso che anche qui valga il detto “Omnia munda mundis” (Tutto è puro per chi è puro). E sono convinto che tutto quell’armamentario terrorizzante sia lontano mille miglia dal pensare dei bambini e delle famiglie, che al più sono soltanto vittime di operazioni consumistiche che puntualmente si ripetono anche in occasione del Natale e di altre festività religiose cattoliche e che vanno monitorate sempre perché sono dei veleni dolci che rubano il cuore della Fede. Credo fermamente nel demonio e  ritengo che Satana sia molto intelligente e capace di insidiare l’avvento del Regno di Dio, ma penso che “sorrida” di fronte a certe manifestazioni truculente che gli si attribuiscono.

Ciò che mi lascia perplesso è che a questi allarmi e allo zelo con cui si manifestano non corrisponda mai la preoccupazione di formare meglio i cristiani e che raramente i “profeti di sciagura” stimolano le comunità cristiane a formare le coscienze dei credenti e a renderli capaci di un sano discernimento e di una fede più matura, coerente e testimoniante.
Come pure la mia esperienza di vescovo mi fa pensare con tenerezza a quelle tante persone che si accostano alla preghiera che la chiesa eleva a Dio di fronte al male o all’opera sottile e insidiosa di satana: esorcismi, benedizioni … come un accedere ad un facile bancomat di guarigioni da problemi psichici, attribuiti talora gratuitamente  al principe delle tenebre. Penso che il demonio si combatta soprattutto pregando, ascoltando la Parola di Gesù e mettendola in pratica. Solo questo ci dà la serena fiducia di essere vincenti con Gesù sul male e sulla morte.

Dietro i rigurgiti apocalittici di super cattolici e la condanna del nuovo, mi sembra di scorgere una visione della fede, che pensa di vincere e di affermarsi fermando il cammino della storia, perché riconosce soltanto in alcune epoche (solitamente mitizzate) una  esemplare inculturazione della fede, mentre il credente sa che finchè il mondo esisterà sarà pieno di grano buono e di zizzania e che suo compito non è quello di sognare presunte età dell’oro o di sradicare la zizzania ma di essere grano buono. Infatti i cristiani autentici di fronte alle ambiguità della società in cui vivono non chiedono di “scendere” dal mondo o di fuggire dalla vita, ma si calano nelle vicende degli uomini cercando di essere anima e fermento del Regno.
Chi vive la fede così, affronta le sfide della storia senza allarmismi, paure e presunte profezie catastrofiche, ma con serenità e fidandosi di Colui che, incarnandosi nella terribile storia degli uomini del suo tempo con la “passione” appresa dal Padre, ha vinto il male e la morte e ha salvato il mondo.

+ don Valentino

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