Natale: esperienza di tenerezza e di futuro

Cosa ci regala il Natale? Quale ruolo ha nella vita del cristiano? Iniziamo col dire che a Natale non nasce Gesù, che non è il suo compleanno e che prepararci a questa Festa cristiana non significa “giocare” a fare gli uomini e le donne dell’Antico Testamento che attendono il Messia. Gesù è nato più di 2000 anni fa. Quello che fa la Chiesa celebrando liturgicamente il Natale del Signore non è soltanto un ricordare, ma contemplare con rinnovato stupore l’evento straordinario della Nascita di Colui che ha voluto assumere la nostra natura umana, con la consapevolezza che quell’onda di tenerezza divina che ha investito gli uomini e le donne di 2000 anni fa, è ancora viva e attuale e continua a circondare e sostenere anche la vita di noi uomini e donne del XXI secolo, mentre attendiamo la sua seconda Venuta.

Questa Festa parla a noi cristiani del mondo alternativo che Dio vuole costruire con l’uomo, quindi di un’umanità autentica e di bellezza. Anche nella riduzione laica che ne ha fatto la secolarizzazione, è rimasta l’idea che questo è un giorno in cui in famiglia, tra gli amici, nella società… si sperimenta come possibile il volto bello della vita: “A Natale – si dice – siamo tutti più buoni”, a sottolineare che mentre il vivere quotidiano quasi nega questa possibilità e ci dà l’impressione che al male non ci sia alternativa, “A Natale puoi…”.

Il Natale, memoria viva della prima Venuta, viene celebrato alla fine del tempo liturgico dell’Avvento, che ci parla della vita e ci invita a riflettere sul senso dell’esistenza, ricordando che la storia degli uomini finirà, ma non evaporerà nel nulla e dovrà confrontarsi con la seconda venuta del Signore.

Tra questi due termini si “srotola” l’esistenza del cristiano, che condivide con gli altri l’esperienza della caducità, della fragilità, dell’andare avanti perdendo per strada i compagni di viaggio, che fa prevalere la tristezza e il senso della solitudine, anche se nel frattempo la vita si è arricchita di altre persone importanti: coniuge, amici, figli, ai nipoti…, che normalmente ne rappresentano le motivazioni fondamentali e la gioia più profonda. Momento particolarmente doloroso è la morte dei genitori che fa sentire chi resta come un albero dalle radici strappate e dà la sensazione di essere in prima linea, in attesa del proprio turno, quando si dovrà lasciare ciò che ha riempito la vita fino a quel momento. Altro momento struggente è vedere abbandonati e silenti i luoghi sui quali nell’infanzia lo sguardo e il cuore si sono posati per la prima volta, rendendoci sicuri e felici.

Il Vangelo di San Luca, con un linguaggio volutamente tragico e serio, ci parla del passare della “scena di questo mondo”: “Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte”, non allo scopo di terrorizzarci, ma per alimentare la speranza. Infatti prosegue: “Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. (Lc 20, 25 -28)

Di fronte alla prospettiva della fine, il cristiano, che vive tra le due venute, non si dispera, ma si alza, si mette in cammino, “leva il capo”, guarda lontano… e nel suo futuro scopre un Volto, quello del “Figlio dell’Uomo”, che già conosce e di cui ha sperimentato la tenerezza e la misericordia, contemplandolo fragile bambino, nella povera capanna di Betlemme.
Il riferimento al Volto di Colui che verrà rende il cristiano vigile come una sentinella che attende il sorgere del giorno e cerca nella realtà che lo circonda i segni della sua Venuta, quei segni buoni di primavera rappresentati da gesti di amore, di perdono, di generosità, di compassione e di passione per la vita dei fratelli, che anticipano il mondo futuro, quello che si realizzerà in pienezza con la seconda Venuta del Signore.

Ecco allora cosa ci regala il Natale: ci fa conoscere il Volto di colui che ci ama e che si prenderà cura della nostra esistenza anche quando tutto crollerà intorno a noi e, nel frattempo, mette le ali alla vita, donandole entusiasmo, direzione, senso e speranza.

Buon Natale, allora. Così.

+ don Valentino

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *