Un Venerdì santo diverso

Avete mai pensato a quante sofferenze ci sono nel mondo? Bambini che muoiono di fame, gente costretta ad abbandonare la propria casa e la propria terra, a subire attentati, fame e freddo, “Donne crocifisse” come il recente libro di don Aldo Bonaiuto definisce le prostitute bambine, presenti numerosissime anche in Italia e oggetto di  sfruttamenti e soprusi, anziani soli e talora vittime di raggiri, donne uccise dai loro compagni di vita, persone che subiscono mutilazioni, truffe, vendette di mafie, spaccio di droga, azioni di bullismo…

Queste brutalità cui sono sottoposti uomini e donne di oggi, appaiono finanche più leggere se si sfogliano le pagine della storia: guerre continue con violenze e depredazione di beni di povera gente, invasioni di eserciti che abusano di tutto, distruzioni di case faticosamente costruite, fame, deportazioni di massa, campi di sterminio, genocidi, tradimenti, gente uccisa o mutilata (con occhi cavati) per vendetta o talora anche per divertimento. E vogliamo parlare della schiavitù, delle epidemie e delle calamità ricorrenti, dello sfruttamento degli operai, del lavoro minorile, dei soprusi dei potenti a danno della povera gente…?

La storia dell’umanità è una storia di dolore. Mi domando spesso come abbia fatto l’essere umano a sopravvivere a tanto orrore…

Il dramma del Venerdì santo è solo la punta di questo enorme iceberg di lacrime e di sangue che come un macigno dalle dimensioni inimmaginabili galleggia insopportabilmente nella storia della umanità.

Come una massaia poco diligente l’uomo cerca di nascondere sotto il tappeto dell’oblio le sue vergogne,  per sentirsi innocente e continuare a perpetrare altri delitti e a far scorrere altre lacrime ed altro sangue.

Il Venerdì santo ogni anno ci butta in faccia questa massa orrenda di sofferenze e ci invita a non nascondere e a non dimenticare per non moltiplicare le tragedie e le umiliazioni soprattutto di tanti innocenti. Ma tra le pieghe della sofferenza, la vicenda, il volto, le azioni e le parole del Crocifisso ci ricordano che, compiendo gesti d’amore, è possibile avviare percorsi di umanità e di speranza, che annunciano fioriture di vita. I Santi lo hanno capito, come Madre Teresa di Calcutta che di fronte a uomini e donne ridotte a sacchi di immondizia, si avvicina con amore e li tratta da fratelli, suscitando vita, sorrisi e speranze….

Perciò questo giorno non è soltanto presa d’atto dell’orrore del mondo, ma anche promessa di un giorno nuovo. Esso infatti non si esaurisce nel giro di ventiquattr’ore, ma continua nel silenzio del Sabato santo e sfocia nel mattino di Pasqua, realizzazione di sogni e di vita vera per chi, dopo aver sperimento l’umiliazione della sofferenza, ha compreso, guardando all’Uomo dei dolori, che ogni percorso di morte, seminato di gesti di amore, può essere via per sanare ferite e per ridonare ad ogni creatura la felicità di essere uomo.

Cristo morto, cartapesta, sec. XVIII, Chiesa Madonna di Campanile, Frasso Telesino (BN)

Penso talora che noi cristiani abbiamo tradito il messaggio del Venerdì santo, limitandoci a portare in processione statue di una Persona morta tragicamente che non cerca la nostra commiserazione, ma attraverso il suo corpo martoriato ci vuole far vedere il mare di dolore presente nel mondo per non essere complici, ma capaci di appassionarci alla guarigione di ogni sofferenza e di asciugare lacrime, per restituire bellezza e sorrisi a tanti volti, nati tutti da un sogno, il sogno del Padre.

Purtroppo e non solo oggi, la nostra vita di fede spesso si ferma e si appassiona prevalentemente ai riti, che diventano centrali rispetto alla sostanza. È una tentazione antica. Non a caso, secondo alcuni studiosi, nell’ultima Cena Luca inserisce il discorso del servizio e Giovanni addirittura sostituisce quell’episodio con la lavanda dei piedi, quasi a volerci ricordare l’obiettivo vero di ogni celebrazione: la comunione e il servizio fraterno.

Quest’anno cogliamo l’impossibilità di fare le processioni del Venerdì santo come preziosa occasione per vivere una esperienza diversa: per meditare sul dolore – che la Passione di Cristo ci rivela – di chi ci vive accanto e di chi in ogni angolo del mondo è schiacciato dalla malvagità dei propri simili, per interrogarci sulle lacrime e sul sangue che ognuno di noi ha generato o può generare con le proprie scelte egoistiche, e per appassionarci come Cristo, buon Samaritano, alla vita dei fratelli poveri, perseguitati ed indifesi per costruire il mondo nuovo che il Padre vuole per tutti noi.

+ don Valentino

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