Facebook “robaccia”? Non credo

Un mio collega un po’ superficiale e disinformato definiva “robaccia” Facebook, probabilmente senza esservi mai entrato.
Io frequento spesso questo spazio virtuale e lo ritengo un utile strumento di incontri e di confronti. Infatti, tramite facebook ho conosciuto tantissime persone e ho ristabilito contatti con altre con le quali, vivendo lontano e avendole perse di vista, non comunicavo  da tanto tempo, addirittura da anni. Bastasse solo questo per dire che il mio collega si sbagliava sonoramente e trinciava giudizi su cose che ignora.
Ho fatto poi delle nuove conoscenze, riportando la positiva impressione che nel mondo (oltre a individui superficiali e a tanti insopportabili moralisti) ci sono tante belle persone desiderose di comunicare, di apprendere, di  riflettere, di testimoniare il bello della vita, di commentare fatti spiacevoli con desiderio di trovare vie di uscita (anche se non sempre condivisibili).

Mi pare si tratti di un’interessante realtà che suscita in me profonde riflessioni su quello che sono e sul mio ministero.
Ho notato così che il mondo della fede costituisce un ambito rilevante, sia nelle critiche che trovo nei confronti della Chiesa, dei preti e dei cristiani, sia nel consenso che ricevono l’azione del Papa, di alcuni vescovi e di molti sacerdoti. Ho scoperto anche che scrivono tanti credenti un po’ bigotti molto interessati a miracoli, apparizioni, manifestazioni sataniche, esorcismi, ma anche altri, un po’ più critici, che esprimono una fede individualistica e “fai da te”, che pensa di fare a meno della Comunità cristiana. Le mie visite su facebook mi hanno fatto scoprire come spesso quanti si professano cristiani facciano poco riferimento a Gesù e al Vangelo, esibendo idee su Dio confuse e negative, piene di paure, rassegnazione e di sensi di colpa, totalmente diverse da quanto Gesù ci rivela di quel Padre celeste, che è “più grande del cuore dell’uomo e conosce ogni cosa”(I Gv 3,20).

Su facebook scrivono anche molti sacerdoti e qualche vescovo. Solitamente non rivelano la propria identità presentandosi con il solo nome e cognome (pensano di essere arcinoti?), anche se, usando facebook come una bacheca degli avvisi parrocchiali o postando foto di celebrazioni e di matrimoni, rivelano la loro “professione”…  Tante volte i miei confratelli riempiono il loro spazio di citazioni e di pensieri devoti o di buon senso, spesso copiati qua e là da autori sacri e profani, che dovrebbe stimolare a riflessioni alte, ma che temo scivolino senza lasciare traccia. Forse sarebbe più bello che manifestassero la loro fede e la loro lettura credente degli eventi, senza “nascondersi” dietro il pensiero di altri. Come pure, raramente entrano  in gioco quando vengono posti dagli utenti facebook problemi attinenti alla fede e alla chiesa, ma anche alla società, al mondo… Paura di essere giudicati, paura di confrontarsi? Penso che facebook offra a noi pastori una bella occasione per dialogare con persone “lontane della Chiesa” e per tradurre in un linguaggio accessibile alla gente le verità di fede, spesso bloccate da formulazioni libresche e inaccessibili.

Facebook “robaccia”? Non credo.
Forse potrebbe far bene anche a qualche prete “colto” che avrebbe bisogno di  sentire di più “l’odore delle pecore” per servire meglio il Popolo di Dio e incarnare il Vangelo nella vita.
Oggi la strada è anche questa.

+ don Valentino

 

Commenti

  1. Arnaldo Pompei

    Risposta ad hoc Valentino.
    Occorre usare da parte di noi preti e Chiesa tutti i modi possibili per comunicare con le persone.

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